sabato 22 febbraio 2014

Pompei recensione del film con Kit Harington

Pompei
Un’epica battaglia per la sopravvivenza dai soprusi subiti dagli altri uomini, diventa una corsa contro il tempo per sfuggire alle forze distruttive della natura nel momento in cui il vulcano si sveglia a chiede il suo tributo di sangue.

Pompei racconta la storia di Milo (Kit Harington) un ragazzino celta che assiste al brutale assassinio di tutta la sua gente per mano di un senatore romano, che ha scatenato contro il suo popolo le sue centurie. Il bambino sfugge al massacro, ma viene catturato e fatto schiavo, diventando un gladiatore. Si troverà trasportato a Pompei, ai piedi della grande montagna.

Qui cercherà di guadagnare la sua libertà combattendo, troverà un’inaspettata amicizia nella sua stessa cella da gladiatore e troverà anche l’amore, quello della bella Cassia (Emily Browning), una patrizia ribelle che non vuole seguire il cammino scelto per lei dalla sua famiglia. Contro ogni previsione, Milo ritroverà a Pompei anche gli uomini che hanno distrutto la sua famiglia, ma una potenza più grande è in atto e la vendetta, l’amore e la libertà dovranno soccombere di fronte alla forza distruttrice del vulcano.

Diretto da Paul W. S. Anderson, il film racconta le ultime ore della città di Pompei, alle falde del Vesuvio, una delle città più prospere e ricche dell’Impero Romano. La distruttiva eruzione che seppellì la città, e le zone limitrofe, ci viene raccontata dagli scritti di Plinio il Giovane e soprattutto dai resti, intatti e sorprendentemente loquaci, della città che ha permesso al mondo moderno di sapere come vivevano gli antichi romani. Ma Anderson ha dato uno sguardo alla storia, un’occhiata alla geografia (molto sommaria a dire la verità) e ha tratto le sue conclusioni, realizzando un film adrenalinico, che vede nelle sequenze concitate e nelle coreografie dei combattimenti i suoi momenti migliori. Il regista si avvale di una coppia giovane e di successo: lui è il Jon Snow di Game of Thrones, lei invece è la protagonista di Sucker Punch.

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